Dublino, 2006 - Riflessioni

È necessario, ogni tanto, spogliare il vestito dell’insegnante e mettere quello dell’allievo.

Il risultato non è scontato. Ti ritrovi a rielaborare una nuova immagine di te e a confrontarti con i colleghi in una posizione completamente diversa da quella alla quale sei abituata. Devi accettare di metterti continuamente in gioco, di aprirti al nuovo, di rimodularti, di rinnovarti.

La permanenza in un paese straniero ti rende cosciente di quanto sia difficile essere immersi in una realtà molto diversa da quella alla quale sei abituata e dover usare continuamente una lingua che non si padroneggia.

Al rientro a scuola guarderò con un occhio diverso le esperienze dei bambini stranieri inseriti nelle nostre classi. Quali pensieri affolleranno la mente di uno di loro di fronte alla nostra insistenza nel chiedergli di esprimersi comunque e dovunque? Come interpreterò i suoi silenzi? Si vergognerà anche lui nel pronunciare in modo approssimativo le parole che gli permettono di esprimere i suoi bisogni o starà solo cercando di indovinare cosa vuole la persona che gli sta di fronte?…….

uante volte abbiamo detto a un genitore che il figlio interviene poco o non interviene affatto se non è assolutamente certo di ciò che sta per dire e abbiamo data a questa situazione una accezione negativa?

Ho provato la stessa situazione: non è facile intervenire in modo spontaneo senza provare un po’ di vergogna nel sentirsi inadeguati.

Olga Iaconis